martedì 26 marzo 2013

Iscrizioni Asili nido


Vi segnaliamo la scadenza per le iscrizioni agli Asili Nido del Comune di Pordenone

Come consuetudine in aprile  va presentata la domanda per iscrivere i bambini di età superiore a tre mesi e inferiori a tre anni,  agli asili nido gestiti dall’Amministrazione Comunale
Le domande,  vanno presentate tra il 2 e il 30 aprile all’Ufficio amministrativo Nidi e Infanzia nella sede del Settore  Saperi e Servizi alla persona  in Via  San Quirino n.5,  redatte sul modulo prestampato che può essere ritirato   nella stessa sede ,  all’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) in Municipio o  scaricato dal sito del comune ( www.comune.pordenone.it).
Per il ricevimento delle domande gli uffici della sede di Via San Quirino saranno aperti dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.45 e il  lunedì e giovedì dalle 15.30 alle 17.30. Potranno essere  spedite  con raccomandata  A/R, tramite fax al numero 0434 392625, via e-mail all’indirizzo nidi@ciomune.pordenone.it o utilizzando la PEC (posta elettronica certificata) all’indirizzo comune.pordenone@certgov.fvg.it.
Successivamente nel periodo tra  giugno e dicembre  saranno accolte altre domande che saranno inserite  in graduatoria a gennaio 2014 per gli inserimenti in caso di disponibilità di posti.
 Per far conosce ai genitori la qualità del servizio offerto e per un primo incontro con gli operatori, l’Aquilone di Via General Cantore n. 9  nell’abitato di Torre,   sarà  aperto sabato 6 aprile dalle 9.30 alle 12 mentre  il Germoglio di Via Auronzo n.8   lo sarà mercoledì 10 aprile dalle 16.30 alle 19.
Info allo 0434 392608/637;    e-mail: nidi@comune.pordenone.it

Domande per il servizio scuolabus.


Vi segnaliamo dal sito del Comune di Pordenone le modalità per accedere al servizio scuolabus

E’ in fase di programmazione il servizio di trasporto scolastico per l’anno scolastico 2013/2014  riservato  agli alunni residenti nel territorio comunale, per cui  l’Amministrazione ha necessità di sapere quanti utenti intendono avvalersi del servizio.  Entro mercoledì 15 maggio,  gli interessati sono invitati a  presentare la domanda di adesione al servizio  all’Ufficio “Servizi scolastici” del Comune di Pordenone   all’ex Convento San Francesco  in piazza della Motta   aperto    dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.45 e  il giovedì e lunedì dalle 15.30 alle 17.30.
         Le domande, con i moduli reperibili all’ufficio preposto  o  scaricabili dal sito  internet del comune ( www.comune.pordenone.it),  dovranno essere  corredate da una dichiarazione di impegno all’osservanza di alcune norme necessarie a garantire il buon funzionamento del servizio e a tutelare gli utenti,  anch’essa scaricabile dal sito. La  richiesta per l’utilizzo dello scuolabus  deve essere rinnovata ogni anno e  non costituisce  titolo preferenziale l’averne usufruito  nei precedenti anni scolastici.
            Il servizio verrà organizzato  sulla base delle adesioni pervenute, per cui  al fine di evitare   sprechi di risorse pubbliche  si  invitano gli utenti  a presentare domanda  solamente se effettivamente interessati, così da consentire all’Amministrazione  di effettuare scelte razionali ed ottimizzare il servizio  in base alle reali esigenze delle famiglie. Lo scuolabus è previsto per le scuole dell’infanzia statali di Vallenoncello, di Via Mantegna e di Viale della Libertà; per le scuole  dell’infanzia paritarie  Santa  Maria Goretti e Sacro Cuore;  per le primarie statali   B. Odorico, G. Nervesa, E.De Amicis, A.Rosmini, IV Novembre,  M Grigoletti L.Radice e per le scuole secondarie di I° grado G. Lozer di Via Zara  e  l’Ex Drusin   di Via Vesalio.
            Sarà stilata una graduatoria in base all’ordine di  presentazione delle domande  che saranno  soddisfatte fino all’esaurimento dei posti disponibili mentre quelle in eccesso  verranno inserite in una lista d’attesa. Entro il mese di giugno  le famiglie saranno  avvisate dell’esito della loro richiesta.
            I costi del servizio sono così strutturati;  per l’intero anno scolastico  206 Euro per andata e ritorno  e 124 euro  per solo andata o solo ritorno. Sempre 124 Euro  nel caso in cui si vuol usufruire del servizio  andata/ritorno  per metà anno scolastico ( settembre/gennaio   oppure  febbraio/giugno). Prevista una riduzione del 20%  sulla spesa complessiva nel caso  in cui più fratelli usufruiscono del servizio. La prima rata del pagamento, pari al 50% della tariffa, dovrà essere versata  entro il 31 luglio 2013.  La ricevuta del versamento dovrà essere  presentata all’ufficio comunale che rilascerà una tessera nominativa condizione indispensabile per usufruire del servizio scuolabus, La seconda rata andrà versata entro gennaio 2014.
 Info e delucidazioni all’ufficio “Servizi Scolastici” del comune di Pordenone   tel 0434 392905



giovedì 21 marzo 2013

I racconti degli anziani sono patrimonio della comunità

Gli anziani che possono ricordare e raccontare sono patrimonio inestimabile della comunità. Patrimonio che spesso va perso e non trasmesso alle nuove generazioni. Cooperativa FAI di Pordenone ha presentato in questi giorni a Casa Serena, Memoria dal territorio, un progetto sperimentale sostenuto dalla Regione Friuli Venezia Giulia con la collaborazione del Comune di Pordenone e di alcune associazioni di anziani della città.
Memoria dal territorio
è il primo progetto dedicato al patrimonio culturale e storico che abita nella memoria degli anziani che oggi vivono nelle Case di riposo o in situazioni di solitudine domiciliare.
L’iniziativa ha come obiettivo principale la creazione di un primo archivio multimediale di racconti e testimonianze di vita comune e nel contempo promuovere e sostenere il ruolo attivo della persona anziana.
Il progetto FAI coinvolgerà anziani residenti presso Case di Riposo e presso il proprio domicilio. Testimonianze, storie di vita quotidiana e storie straordinarie di persone comuni, esperienze, drammi e gioie.
Memoria dal territorio
prevede inoltre il coinvolgimento della scuola, del tessuto sociale, istituzionale  e culturale della città, in un’ottica di scambio e reciprocità intergenerazionale. 

Una serie di video interviste costituiranno il
focus progettuale primario. Un’attenta ricerca iconografica e documentaristica anche di tipo multimediale, immagini fotografiche e altri fonti cartacee, un piano di ricerca basato sui criteri dell’antropologia visuale e dell’osservazione partecipata, saranno le basi  metodologiche del progetto. Con questo progetto FAI cerca di sperimentare nuove forme di relazione sociale, dando alla memoria ed ai racconti un futuro, qualcosa che rimanga a disposizione della comunità e delle nuove e prossime generazioni. 
I tempi di realizzazione del progetto prevedono circa un anno di lavoro. E’ possibile segnalare a FAI persone aventi particolari storie o esperienze da raccontare, al seguente indirizzo: comunicazione@coopsocialefai.it

Welfare e associazionismo


Progetti per le famiglie: il nuovo welfare passa per l'associazionismo?
Andrea Satta e Elisa Giuseppin, pubblicato su Macramè dicembre 2012

La famiglia diviene sempre di più lo snodo delle politiche regionali di welfare. Questa svolta, iniziata ormai da alcuni anni con l'approvazione della L.R. 11/2006, ha visto una sua concreta realizzazione nella erogazione dei contributi legati alBando Famiglia 2012.
Sabato 29 settembre, alla presenza dell'assessore Roberto Molinaro e dei rappresentanti dell'Area Welfare di Palmanova (Ente gestore del finanziamento), sono state date le prime indicazioni sulla realizzazione dei progetti.
La dott.ssa Carrà dell'Università Cattolica di Milano, ha delineato le prospettive future di integrazione fra sistemi socio-assistenziali e associazionismo familiare. Si tratta di un approccio che affonda le sue radici nel Libro Bianco La vita buona nella società attiva del 2009 in cui la famiglia e la partecipazione degli attori comunitari era stata delineata come possibile risorsa del sistema di welfare.
[la famiglia] è soprattutto il nucleo primario di qualunque Welfare, in grado di tutelare i deboli e di scambiare protezione e cura, perché sistema di relazioni, in cui i soggetti non sono solo portatori di bisogni, ma anche di soluzioni, stimoli e innovazioni.
Il ministro Sacconi aveva individuato l'ossimoro di universalismo selettivo come cardine del sistema misto di welfare.
È un modello che valorizza la responsabilità degli individui e la capacità dell’attore pubblico di stabilire ordini di priorità e dosare le risorse per mantenere il più possibile ampia la platea delle prestazioni e dei beneficiari, nel rispetto degli equilibri finanziari e senza introdurre discontinuità nei trattamenti.
I dati e le tecniche che gli intervenuti al convegno hanno evidenziato come buone prassi, passano tutte attraverso lo spontaneismo familiare che si struttura per divenire associazionismo e poi comunità.
Si passa dunque da una visione assistenziale, in cui professionalità, strutturazione e normazione hanno un peso predominante, ad un sistema che vede nella capacitazione (empowerment) dei fruitori finali il modello predominante.
In questo contesto quale diventa il ruolo dell'operatore, quale quello della cooperazione sociale? Che fine faranno gli investimenti della cooperazione nella formazione? Che fine faranno le risorse umane e finanziarie messe in campo per la crescita dei propri operatori?
La risposta, che solo parzialmente ci soddisfa, è che l'operatore in primis, e poi la cooperazione sociale, debbano diventare degli agenti di stimolo all'autorganizzazione familiare e comunitaria. Ciò significa ridefinire il ruolo dei servizi, la tipologia degli interventi e la destinazione dei finanziamenti in funzione di un welfare ancora da costruire e i cui confini rimangono, nonostante la buona volontà e l'impegno dell'Assessorato alla Famiglia, incerti.
Il bando famiglia, a cui FAI ha partecipato e ottenuto il finanziamento, è così occasione per dimostrare come il welfare aziendale possa divenire una buona prassi di quest'alchimia, ovvero la palestra in cui i soci (familiari e al contempo lavoratori) possano trovare nuove forme di autosostegno, partecipazione e condivisione degli obiettivi generali.
L'ottimo successo del Bando, pubblicato in febbraio, indica come sia forte e presente il bisogno di intervenire in aree scoperte, come ad esempio quelle dedicate all'infanzia e alla formazione, così come appare evidente dalla distribuzione territoriale, la forte vocazione associativa delle Provincie di Pordenone e Udine.
Un punto di forte criticità è dato dalla bassa presenza di cooperative sociali quali soggetti proponenti, evidenziando ancora un forte scollamento fra indirizzi politici e attuazione degli stessi nel contesto cooperativo. Infatti dei 123 progetti approvati, solo 8 sono stati ottenuti dalla cooperazione sociale, nonostante fossero, insieme alle associazioni, i soggetti attuatori del Bando.
C'è da chiedersi quale sia la ragione di questa bassa partecipazione in un momento di forte crisi e di difficoltà di accesso ai finanziamenti. Una prima spiegazione potrebbe stare nella difficoltà delle organizzazioni complesse, e l'impresa sociale sicuramente lo è, a cogliere i cambiamenti in modo veloce e leggero. D'altra parte le cooperative sono oggi i soggetti principali del sistema di welfare locale e il loro coinvolgimento è il criterio guida per la realizzazione del sistema integrato di servizi e interventi, come la L. 328/00 e la L.R. 6/2005 hanno definito ormai da anni. La capacità delle Cooperative di innovare, di competere, di rispondere in modo professionale ai bisogni è uno dei tasselli, forse uno dei più importanti, dell'intero sistema di welfare e la partecipazione a questi processi sistemici non può essere delegata ai rappresentanti dell'associazionismo e del volontariato che hanno altro ruolo e altra capacità di intervento.
In conclusione la partecipazione a progetti che pongano in primo piano la famiglia diviene per le cooperative, e il percorso sulle politiche di conciliazione FAI lo dimostra, un metodo di lavoro in cui è l'empowerment dell'intero sistema aziendale a produrre il vero valore aggiunto per la comunità.

martedì 12 marzo 2013

UNA SU CINQUE NON LO FA


una su cinque non lo fa. maternità e altre scelte 
Recensione a cura di Cecilia Tarsia, tratto da Conciliazione Plurale http://conciliazionefamiglialavoro.wordpress.com/2013/02/08/una-su-cinque-non-lo-fa/

Una su cinque non lo fa, un libro di Eleonora Cirant (Franco Angeli, 2012), è in realtà l’invito a bere un tè. Si rivolge a tutti, ma parla di donne tra i trenta e quarant’anni, donne fertili nel pieno della facoltà di esercitare il misterioso potere di cui sono portatrici, chiamate ad esprimere la loro scelta singolare.
Attorno alla tavola alla quale siamo invitati sono già raccolte alcune amiche che, appunto, hanno scelto di non farlo. Si parla di maternità, ma questa volta al contrario: del non fare figli, per scelta, essendo donne. Il tema è sconveniente perché la maternità sembra quasi a noi congenita sia a livello genetico che a livello culturale.
Che una donna scelga di non diventare madre, in qualche modo, dissona. Questa è la premessa dalla quale parte l’autrice, premessa che non è pregiudizio, ma vita vissuta in prima persona.
Il libro scandaglia, attraverso l’ausilio di quindici interviste, i molteplici fattori che influiscono sulla scelta di maternità. Partendo dall’analisi di condizioni socio economiche, quali il lavoro, la possibilità di permettersi una casa, un’adeguata stabilità, cerca e svela nessi con fattori più intimi, psicologici e culturali che discendono dai primi, pur non essendo ad essi legati da nessi di causalità.
Si parla allora di autonomia, maturità, libertà, senso della vita, progettualità e di come tutto ciò, pur non libero da vincoli rispetto a condizioni materiali, intervenga in modo unico nella scelta di ciascuna di noi.
Questo non esaurisce la riflessione, semmai la introduce: a partire dalla scomodità della posizione che si trova ad occupare l’autrice in quanto donna-senza, si offre come “testimone di una domanda”.
Il motore che determina lo scorrere delle pagine non è un elenco di consigli e riflessioni su quale sia la miglior scelta, è piuttosto un incalzare di domande e spunti che chiamano le lettrici e i lettori ad interrogarsi ciascuno sui propri perché. Il tè ci viene servito per imporre un fermo immagine: la maternità è una tematica profondamente connaturata al nostro modo di essere donne, cittadine, persone ed essere o non essere genitori non è, o almeno può non essere più, un dato che prescinda da una scelta cosciente.
L’autrice si offre generosamente come prima voce che osa e necessita, come lei stessa ci spiega, rompere il silenzio. Bruciano, ci racconta, gli sguardi, siano essi increduli o comprensivi, di quanti aspettano una buona risposta a fronte di una scelta tanto impopolare. Quando si sceglie di non avere un figlio, il rischio è “l’esclusione dal mondo delle madri, un mondo legittimato e legittimante da ogni punto di vista (sociale, psichico, politico, simbolico, storico, eccetera)”.
Non ha organizzato questa virtuale riunione né per giustificarsi né per accendere antagonismi tra due opposte fazioni ma, e questo ci avvinghia riga dopo riga allo scorrere del pensiero, nemmeno per creare un’ampia visione comune e pacificante.
Manca il contraddittorio: tutte e quindici le intervistate, come l’autrice, non sono madri, quanto meno non ancora. Ancor di più, allora, nasce il desiderio di dire la propria, di alzare la mano e intervenire, in questo dibattito, per dire anche noi la nostra: a volte sentendoci finalmente comprese e desiderose di esprimere gratitudine per chi ha dato voce a preoccupazioni che ci toccano da vicino (quando si parla di precarietà, di rapporto con l’altro sesso, di ruoli), a volte per dichiarare il nostro dissenso e per spiegare le motivazioni più intime nella scelta di fare figli. Ecco perché questo è soprattutto un testo vivo, pieno di brio, non timoroso del conflitto, delle differenze, delle specificità.
L’argomentare si snoda sul crinale tra biologia e cultura, cerca di evidenziare tutti i fili che ci legano a scelte che rischiano di non essere libere o consapevoli, ma non si esaurisce in questo. Non vien mai meno, da parte dell’autrice, sia un umile rispetto per il mistero ultimo che non può essere disvelato, sia una curiosa attenzione per l’irriducibile singolarità di ciascuna, sia il desiderio contagioso e contaminante del confronto. Per questo corriamo, lievi e grate, a leggere fino all’ultimo rigo.
Cecilia Tarsia
Psicologa, psicoterapeuta a indirizzo psicosomatico, psicoanalitico junghiano. Da sempre interessata, per percorso individuale e formazione professionale, alle tematiche del femminile, si occupa di disturbi sessuali e di tematiche relative alla maternità, facendo particolare riferimento al mondo del mito e dell’immaginario. Collabora con la Tutela Minori del Comune di Milano. Collabora come supervisore con la cooperativa Diapason che da vent’anni si occupa della presa in carico di minori in difficoltà.
Eleonora Cirant
E’ autrice di saggi e articoli sull’intreccio tra corpo, identità di genere e politica, tra cui “Non si gioca con la vita. Una posizione laica sulla procreazione assistita“  (Editori Riuniti, 2005) e “Una su cinque non lo fa. maternità e altre scelte” (Franco Angeli, 2012). Lavora all’Unione femminile nazionale e cura diversi siti, tra cui quello dei consultori privati laici della Lombardia. Il suo blog si intitola Racconti del corpo.